Ciclabili e ciclopedonali, cosa sono e come funzionano

Tempo di lettura: 5 minuti

Diverse definizioni, differenti usi, una sola grande confusione.

Generata sicuramente dal solito vizio di complicare le cose semplici ma, diciamolo senza ipocrisie, alimentata dalla poca conoscenza tra le nostre fila.

Basta che vediamo il simbolo di una bicicletta e crediamo quella sia nostra esclusiva terra di conquista.

Non è così e anche dove il percorso è esclusivamente riservato alle bici ci sono regole da rispettare, esattamente come su qualunque strada pubblica.

E’ di pochi giorni fa la notizia di un sinistro sulla ciclopedonale della Valle Brembana, lo scontro tra un ciclista e un pedone.

Subito lo scontro dalla strada e migrato sui social, tra opposte fazioni: tra chi dichiarava che lì il pedone non doveva esserci e chi accusava il ciclista senza scuse.

Nella realtà hanno torto i primi e parzialmente ragione i secondi, ma servirebbe conoscere l’esatta dinamica e nulla ho se non le poche righe dei quotidiani locali per stabilire i differenti gradi di responsabilità.

Che comunque a noi, qui, non interessano, meglio dedicarci a chiarire cosa sono le ciclabili, le ciclopedonali con un breve cenno alle ciclovie.

Definirle genericamente percorsi dedicati alle bici non rende le differenti peculiarità, chiedersi perché esistano queste distinzioni invece aiuta a comprendere la loro funzione.

Alla base infatti c’è un problema di omologazione, ossia il rispetto dei parametri stabiliti dalla legge affinché un percorso possa fregiarsi di un titolo o di un altro.

Il primo punto fermo è che una ciclopedonale è sottoposta a criteri meno stringenti di una ciclabile: all’atto pratico, è più semplice crearla, lì dove una ciclabile non potrebbe essere realizzata per mancanza di spazio, varietà del percorso e così via.

Con un esempio, possiamo dire che una ciclabile è un’autostrada, una ciclopedonale una normale strada pubblica, una ciclovia si piazza nel mezzo perché prende un poco dalla prima e un poco dalla seconda.

Ma nemmeno la ciclabile è a uso esclusivo delle bici: esistono eccezioni.

Quindi, come vedete, la situazione è più complicata di quanto si creda.

E sempre diversamente da quanto si creda, le classificazioni hanno origini lontane.

Seppure la distinzione sia per dettagli differente tra le varie nazioni, tutto nasce dalla Convenzione di Vienna sul traffico stradale e dalla Convenzione di Vienna sulla segnaletica stradale del 1968. Che introduce, per la prima volta, le definizioni di corsia per velocipedi e pista per velocipedi. 

Il termine “corsia per velocipedi” indica la parte di carreggiata riservata ai velocipedi. Una corsia per velocipedi è delimitata dalla restante carreggiata da segnaletica stradale orizzontale.

Il termine “pista per velocipedi” indica una strada indipendente o la parte di strada riservata ai ciclisti e contrassegnata da appositi segnali stradali. Una pista per velocipedi è delimitata dalle altre strade o dalle altre parti della medesima strada da dotazioni infrastrutturali.

A parte l’uso della locuzione velocipedi, che è rimasta in auge anche da noi sino o poco tempo fa, va rilevato che si tratta dei documenti risultato di una Convenzione, non legge. Starà poi ai singoli Stati firmatari trasformarle in norme. Lo scopo di una Convenzione infatti è fornire un quadro omogeneo a cui ispirarsi, lasciando poi all’autonomia dei firmatari promulgare norme che si adattino alle singole realtà.

Possiamo però affermare che allo stato embrionale ritroviamo la distinzione tra ciclabile e ciclopedonale.

Con un balzo temporale per arrivare ai giorni nostri vediamo le singole attuali definizioni, con riferimento ovviamente alla nostra legislazione.

Definizioni che impegnano pagine e pagine di regolamenti ministeriali, quindi opero una sintesi.

 

La ciclabile è un percorso protetto ad uso esclusivo delle biciclette, con l’eccezione del transito pedonale nei tratti dove non esiste altra soluzione, con limite di velocità stabilito dal gestore e comunque anche viaggiando entro tale limite è sempre sanzionabile il ciclista che la percorre a velocità ritenuta pericolosa in base alle condizioni del traffico. Dove è presente il ciclista ha l’obbligo di impegnarla, salvo che dimostri la pericolosità oggettiva del suo utilizzo in quella data circostanza.

 

 

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La ciclabile mista prevede la netta distinzione tra bici e pedoni, dove ognuno ha il proprio passaggio esclusivo. Non c’è una barriera fisica a distinguere le corsie riservate, che possono essere una per i pedoni e una per i ciclisti in singolo senso di marcia oppure una per i pedoni e due per i ciclisti per il doppio senso di marcia. Anche in questo caso l’eccezione del transito pedonale su tratto esclusivo delle bici se non esiste altra soluzione; e vale il limite di velocità con un occhio in più per la velocità non commisurata vista la vicinanza coi pedoni dai quali le bici sono separate solo da segnaletica orizzontale. Dove è presente il ciclista ha l’obbligo di impegnarla, salvo che dimostri la pericolosità oggettiva del suo utilizzo in quella data circostanza.

 

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La ciclopedonale è un percorso misto per pedoni e bici, con precedenza per i primi, anche in presenza di un settore a loro dedicato. Il limite di velocità è stabilito di norma in 10 km/h che cala a 6 km/h in presenza di pedoni o se la ciclopedonale attraversa un tratto pertinenza esclusiva dei pedoni. Non c’è obbligo di spingere a mano la bici a meno che non sia specificatamente segnalato, ma di fatto mantenere una simile velocità significa scendere e spingere a mano la bici (la funzione walking delle e-bike è nata per questo…). All’atto pratico sulla ciclopedonale il ciclista è ospite, spesso non gradito. Il ciclista non ha mai l’obbligo di impegnarla.

 

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Una breve notazione sull’obbligo di impegnare la ciclabile.

Ho detto che ciclabile si, ciclopedonale no. Con una eccezione nel caso delle ciclabili. Quando cioè usarla possa essere troppo pericoloso o vi sia un oggettivo impedimento. Problema pratico: spetta al ciclista in caso di contestazione e/o sinistro dimostrare che la ciclabile non era percorribile. Con l’attuale sistema giudiziario italiano, impresa titanica…

La ciclovia si pone a mezza strada, perché prevede percorsi molto estesi e quindi deve fare i conti col territorio che attraversa. Può essere in alcuni tratti ciclabile pura, in altri ciclopedonale. Seppure per potersi definire ciclovia deve dare ampio risalto alle caratteristiche proprie delle ciclabili. A seconda delle percentuali di tragitti protetti, misti, situati in parchi o zone protette e così via, varia il grado delle ciclovie, con protezione massima, media e minima.

Troppo spesso il termine ciclovia è usato a sproposito, identificando percorsi turistici e/o naturistici che sono privi però delle infrastrutture necessarie. Quelli sono i percorsi cicloturistici, nulla più che itinerari che suggeriscono luoghi che val la pena visitare, da raggiungere sfruttando strade secondarie, poco trafficate e, se ci sono, ciclabili o ciclopedonali. Insomma, il Codice della strada non le prevede.

Comunque, lascio fuori le ciclovie perché al loro interno ci sono sia ciclabili che ciclopedonali e mi concentro solo su queste due.

Dando una prima risposta pratica al perché le ciclopedonali sono così diffuse.

La legge impone delle dimensioni minime e la netta separazione con apposite strutture (oltre a una infinita serie di altri parametri) per le ciclabili. Limite e presenza di barriere divisorie che invece non sussistono per le ciclopedonali; i regolamenti infatti suggeriscono di creare percorsi ciclopedonali più ampi rispetto alle ciclabili: e poi derogano eliminando i limiti minimi a seconda delle circostanze, senza altro vincolo.

Come? Con la creazione della figura della ciclopedonale promiscua, che già detta così rende l’idea della sua perversione e infatti è stata abbreviata in semplice ciclopedonale, con sede in comune per pedoni e bici e dove alla fine della fiera il percorso può essere stretto, passare sui marciapiede, trovarsi con l’albero al centro, senza spartitraffico.

Perché, cito testuale: “…qualora le stesse parti della strada non abbiano dimensioni sufficienti per la realizzazione di una pista ciclabile e di un contiguo percorso pedonale e gli stessi percorsi si rendano necessari per dare continuità alla rete di itinerari ciclabili programmati“.

Attenzione: non confondiamo con la ciclabile mista, ossia due corsie separate da una grafica dove una corsia è dedicata a uso esclusivo delle bici e l’altra a uso esclusivo dei pedoni e che abbiamo visto sopra. Oppure una corsia per i pedoni e due per le bici, una per senso di marcia.

Per descrivere i parametri di una ciclabile servono decine e decine di pagine, anche perché ne abbiamo di tutti i tipi. Evito di tediarvi coi dettagli tecnici, basta rilevare che una ciclabile pura, dovendo rispondere a una infinità di obblighi, non è facile realizzarla, soprattutto nei nostri centri urbani con secoli e secoli di storia sulle spalle e una urbanizzazione nata con l’esigenza primaria di difendersi dagli assalti predatori.

La ciclopedonale, viceversa, eliminando moltissimi di questi vincoli e lasciando piena autonomia e ampia libertà ai Comuni o ai consorzi di Comuni interessati, funziona più o meno secondo il principio “stringi una corsia lì, passa su un marciapiede di là, quel tratto solo a piedi, vedi tu dove puoi inventarti un passaggio”. Senza dimenticare il venir meno dell’obbligo di strutture specifiche atte a separare il percorso ciclopedonale dalla restante sede stradale come invece per le ciclabili e rispettare specifici criteri per la pavimentazione: significa risparmiare soldi, la ciclopedonale è assai più economica.

E infatti per la maggior parte le ciclopedonali hanno valenza turistica o ricreativa, nascono per esempio a ridosso dei lungomare o all’interno di parchi, sfruttando sentieri, se possibile vecchie linee ferroviarie in disuso (ovviamente dopo aver tolto le traverse e i binari, libertà si ma fino a un certo punto…) passaggi agricoli non più sfruttati e così via.

Il fatto abbiano meno vincoli di progettazione e facilità di messa in opera rispetto alle ciclabili consente agli amministratori locali una facile via per valorizzare un territorio.

Vale a nulla adesso star lì a discutere se siano o meno valide, meglio fare i conti conti con la realtà. Che è quella di un ampio e diffuso ricorso alle ciclopedonali nel nostro Paese, sicuramente col nobile intento di favorire lo sviluppo di un turismo soft o green, come usano dire quello bravi nella comunicazione, ma figlie comunque della concezione che la bici è una attività ludica.

Però è indubbio che la ciclopedonale non può sostituire la ciclabile, per i ridicoli limiti di velocità imposti che la rendono inutile per il trasporto, per la commistione pericolosa tra bici e pedoni, per le dimensioni ridotte. Mentre senza rispetto delle misure minime quel percorso non può essere omologato ciclabile, una ciclopedonale la fai e basta, farle “più larghe” è solo un suggerimento.

E lì dove sono create sulle grandi arterie extraurbane, proprio perché mancano gli obblighi di divisione e protezione delle ciclabili, finiscono con l’essere più pericolose per tutti.

Malgrado ciò, assistiamo ad ampio e diffuso ricorso alle ciclopedonali nel nostro Paese, negando alla bici la dignità di fondamentale mezzo di trasporto favorevole alla salute nostra e del Pianeta.

Già, perché qui sta l’equivoco in cui incorriamo anche noi ciclisti: la ciclabile è una vera e propria strada pubblica di comunicazione dedicata alla bici intesa come mezzo di trasporto. Non un percorso di allenamento.

Una ciclabile serve a spostarsi, nel caso della bici in relativa sicurezza, esattamente come facciamo coi veicoli a motore su strade aperte al traffico.

Per capirci; quando andavo in moto sentivo spesso ripetere “la strada non è una pista”.

Affermazione che ho sempre condiviso, e infatti non ero solito battagliare su passi e costiere preferendo gustarmi la guida in circuito. Che era ovviamente dispendiosa, le piste decenti lontane da casa mia, i turni liberi rari. Risolsi grazie ai test, quindi non pagavo e in più mi pagavano. Mica male.

Ma ovviamente io ero una mosca bianca, gli altri motociclisti si giustificavano dicendomi che per divertirsi a fare qualche piega potevano usare solo la strada, il circuito più vicino era a 400km, non potevano prendersi due giorni liberi e così via. Comprendo.

Comprendo perché è grosso modo lo stesso che ci ripetiamo noi ciclisti sportivi (vabbè, ormai voi ciclisti sportivi, io passeggio per lo più) ossia la mancanza di circuiti protetti in cui poterci allenare.

Se in ciclopedonale non possiamo superare i 10 km/h, se in ciclabile dobbiamo avere un passo commisurato al traffico e prestare attenzione ai tratti in cui è permesso ai pedoni impegnarle (perché non hanno alternative), a noi resta solo la pericolosa strada a traffico veicolare. Sulla quale abbiamo lo stesso regole da rispettare e non va dimenticato ci è preclusa se lì è presente un percorso ciclabile; obbligo che decade se il percorso è ciclopedonale.

Mica possiamo andare in velodromo, che è pure noioso girare in tondo e poi non è stanno ovunque.

Tutto esatto, nelle intenzioni.

Il punto è che nessuna Nazione al mondo prevede dei percorsi ciclabili esclusivi per l’allenamento.

Le ciclabili sono e restano vie di comunicazione, quindi anche noi quando le usiamo in modo sportivo dobbiamo sottostare alle regole della circolazione e prestare attenzione e prudenza, esattamente come quando siamo in auto o in moto sulla strada.

Vincoli ancora maggiori sulle ciclopedonali, dove la velocità è bassa e i pedoni hanno la precedenza.

Non dico che questa sia la situazione ideale né che debba piacerci.

Però, se riprendo l’incidente di cui ho parlato in apertura e ne intuisco la dinamica, il risarcimento del danno sarà interamente a carico del ciclista, con una minima percentuale nel concorso di colpa (colpa in senso giuridico) del pedone se lì aveva obbligo di rendersi visibile e non lo ha fatto.

La stragrande maggioranza di noi non ha una assicurazione di responsabilità, i soldi li dobbiamo cacciare di tasca nostra. Tutti.

Ero partito con l’idea di creare un articolo puramente tecnico, illustrando le caratteristiche salienti dei diversi tipi di percorsi sfruttando il Codice della Strada e i suoi regolamenti.

Strada facendo mi sono reso conto che ne stava venendo fuori un articolo solo per addetti ai lavori, poco utile ai ciclisti.

Ho scelto allora di modificare, perché alla fine a noi che pedaliamo interessa poco o nulla della larghezza minima, del tipo di incrocio, di come progettare il sottopasso.

A noi serve sapere se un percorso è stato omologato ciclabile, ciclopedonale o ciclovia e cosa possiamo fare o non possiamo fare.

Che poi a conti fatti siano più le seconde che le prime non dipende dal vostro scribacchino leguleio, ho solo cercato di certificare la realtà.

Una realtà che però mostra anche le nostre colpe. L’immagine in basso l’ho scattata durante una breve sosta sul lungomare della mia città, nella ciclopedonale; e anche fosse stata una ciclabile, occupare l’intera sede in questo modo comunque non sarebbe permesso.

In quei pochi minuti ho visto anche di peggio. Facciamocelo un esame di coscienza…

Buone pedalate, ovunque capiti

COMMENTS

  • <cite class="fn">Dante</cite>

    Quali sono i segnali stradali per identificare e distinguere questo tripudio di definizioni ?
    Grazie
    Dante

  • <cite class="fn">Damiano</cite>

    Ho un paio di dubbi riguardo le velocita massime consentite:
    1. Come capire la “velocità massima stabilita dal gestore” sulle ciclabili? Dal momento che in caso di contestazione potrebbe andare a pesare sulla colpa del ciclista, mi sembra un elemento importante da conoscere e tale indicazione non è mai presente (o perlomeno non la ho mai vista) sulle piste ciclabili
    2. Cosa intendi per “velocità non commisurata” per le ciclabili miste? Giuridicamente mi sembra sia una velocità non compatibile con le condizioni, ma la cosa è mooolto opinabile…
    3. Questa è più una osservazione. Tenendo da parte allenamenti e uso sportivo, mi sembra che nessuna di queste sedi stradali per bici tenga conto di un uso semplicemente di lunga percorrenza (e di bici elettriche!) dove velocità attorno ai 25km/h sono normali se non necessarie. Faccio spesso spostamenti di 20km e più, per scelta e necessità; velocità di 10km/h o inferiori (6km/h!) rendono molto più lunghe le percorrenze e semplicemente non ragionevole l’utilizzo. Ma anche solo 5 km sarebbero troppi, quando si dovrebbe rasentare l’ora di percorrenza in caso di percorso misto. Voglio dire, vado alla stessa velocità camminando. Insomma, vedo un vuoto non solo normativo ma anche di pensiero sullo spostamento urbano alternativo: se sono obbligato a impegnare la ciclabile, ma questa (per disegno, ricordiamo le curve sempre immancabilmente a 90°, le immissioni su strada più pericolose che la percorrenza su strada medesima, etc, ma anche per limiti di velocità) non è compatibile con la percorrenza in bici, non mi trovo forse in una condizione in cui, qualunque cosa io faccia, sono sanzionabile? Temo tanti ciclisti semplicemente a quel punto la mettono persa e semplicemente non ci pensano nemmeno a percorrere la ciclabile. Io stesso sono sempre in dubbio: La imbocco? E se finisce fra 100m con sbocco a 90° su strada su tratto poco visibile? Sono più o meno falciabile? Dove sono le maggiori probabilità di sopravvivenza? Insomma, non pensieri felici…

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Damiano, purtroppo non c’è obbligo di segnalazione, dovrà essere l’ente responsabile a indicare la velocità ma “sugli atti”, non sulla strada. Le leggi non le faccio io…
      e sempre perché le leggi non le faccio io, “velocità commisurata” è quanto esprime il CdS, tra l’altro anche con riferimento a tutti gli altri veicoli. E si, è una valutazione fatta al momento dai tutori dell’ordine.
      Considera sempre che le ciclopedonali nascono dalla convinzione che chi si sposta in bici sia solo un perdigiorno, “la gente vuole lavorare”, ripetono spesso.

      Fabio

      • <cite class="fn">Damiano</cite>

        Nessun intento polemico Fabio, e grazie per i chiarimenti. Certo non risulta facile capire come comportarsi… Insomma, quasi quasi risulta più lecito circolare sulla strada che imboccare una ciclabile (poi se è mista…) Grazie per l’articolo così chiaro e dettagliato, certo che la vita di chi vuole spostarsi su due ruote e le proprie gambe è proprio difficile

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Damiano, tranquillo, lo so che non polemizzi.
          Quello polemico sono io, non con te ovviamente.
          Per campare sono costretto ad avere a che fare quotidianamente con la legge e credimi, manco l’italiano conoscono…

          Fabio

          • <cite class="fn">Damiano</cite>

            Ah, capisco bene, non deve essere facile. Alle volte pare che l’apparato burocratico italiano faccia di tutto per rendere di difficile interpretazione e di più larga (e vaga) possibile interpretazione 😀
            A presto
            Damiano

  • <cite class="fn">Mauro DapportoMauro</cite>

    Sono un ciclista urbano e un cicloamatore over 50 e con la pancia, qualche tempo fa uscendo dalla città un pattuglia della polizia mi ha affiancato indicandomi di proseguire sfruttando la ciclopedonale che affiancava la strada, ho cercato di far presente che prorpio perchè ciclopedonale non vi avevo l’obbligo di transitarvi, il poliziotto si è irrigidito e ha insistito perchè procedessi nella ciclopedonale, oltretutto si trattava di un breve tratto di strada molto larga e con i limiti a 50kmh, la ciclopedonale era impegnata da perdoni, anche con cani e passeggini o che stava facendo jogging.
    Mi chiedo se gli agenti di polizia conoscono il codice della strada o se hanno diposizione di farci percorrere le ciclopedonali quando presenti.
    Poi caro Sergio dovresti fare un altro articolo, a proposito di cosa impone(imporrebbe?) la legge come dortazione dei nostri mezzi, ad esempio i catarinfrangenti nei pedali, solo una azienda produce pedali da corsa predisposti per queste dotazioni, oppure l’omologazione di luci (fisse, lampeggianti, intensityà, ecc ecc), la visibilità laterale (i catarifrangenti non sono diponibili per gran parte delle ruote da corsa o MTB o gravel, ecc ecc) .
    Grazie

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Mauro, parto dalla fine per segnalarti che qualcosa ho già pubblicato.
      Questi i link
      https://www.elessarbicycle.it/nuovo-codice-della-strada-luci-e-bici/
      https://www.elessarbicycle.it/luci-e-codice-della-strada-non-facciamo-confusione/

      I tutori dell’ordine hanno sbagliato ma non gli butto la croce addosso, probabilmente agivano pensando alla tua sicurezza.
      Non hanno “disposizione” di obbligarci alla ciclopedonale, solo la legge (o un giudice, in altri campi) può imporre un obbligo.
      Ignoranza? Può darsi.
      Ma in tanti anni a frequentare le aule di Tribunale (ché definirle di giustizia è un ossimoro) so che l’ignoranza dilaga tra tutte le fasce. Soprattutto tra chi fa bene o male a fine mese ha lo stipendio comunque.
      Però vedo anche tantissimi che per quattro soldi sicuri si sbattano con senso del dovere encomiabile.
      Quindi, non condanno senza appello, non conosco le motivazioni che hanno spinto gli uomini in divisi a importi la ciclopedonale, di sicuro l’obbligo non c’è.
      Solo obbligo di ciclabile e anche qui ci sono eccezioni, come ho illustrato nell’articolo.

      Fabio

  • <cite class="fn">Adriano</cite>

    Io penso che, visto anche il clima sociale diffuso, frequentare tutti i posti deputati – non solo per obbligo – all’ utilizzo della bici sia soprattutto un atto politico atto a formare una critical mass sempre più consapevole e attiva a rivendicare un modo diverso di utilizzare la città, per cambiare l’idea stessa attuale di “città”.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Adriano, sono perfettamente d’accordo.
      Da tempo scrivo che a dircelo tra noi, che in bici andiamo già, nulla concludiamo: dobbiamo “mostrarlo” a chi in bici non va.

      Fabio

  • <cite class="fn">Giovanni Cavalliere</cite>

    Scusate l’ignoranza: da quali articoli del codice stradale (o altri regolamenti) si desumono le distinzioni che avete descritto?
    Perchè dal solo art. 182 (comma 9) io non riesco a desumerlo, mi chiedo i vigili ome dovrebbero conoscere queste distinzioni.
    https://www.aci.it/i-servizi/normative/codice-della-strada/titolo-v-norme-di-comportamento/art-182-circolazione-dei-velocipedi.html
    Non è polemica ma mia ignoranza.

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